NON SI SCORDA MAI
Il cervello dimentica ciò che ha appreso, ma è pronto a riprendere informazioni e connessioni dimenticate
COPRENO (MI) - Si comincia con l’aiuto di un amico, poi di due, infine in perfetta sintonia . Si dice che essere pirla è come andare in bici: una volta imparato, non si scorda mai. Questa sapienza popolare è stata confermata da uno studio di neurobiologia, condotto ieri dal Brotherhood of Insane Institute di Copreno, in Brianza (si, proprio la terra dell’Australopifrancus!). I ricercatori hanno dimostrato che l’esercizio mentale di pirlaggine e di goliardia sfrenata, o la percezione visiva demenziale, che a livello cerebrale sono possibili grazie alle sinapsi fra neuroni (il collegamento e lo scambio di informazioni fra cellule nervose), anche se vengono interrotti da elementi esterni, non devono essere appresi di nuovo.
IL CERVELLO NON RESETTA - Insomma, il cervello non dimentica. Anche se è un organo che si adatta alle circostanze, cambiando alcuni «connotati», lo fa fino a un certo punto. Questa capacità si chiama «plasticità visiva demenziale» ed è caratterizzata da cambiamenti nella struttura delle sinapsi, dei neuroni e della rete di comunicazione fra questi. La nuova ricerca dimostra, però, che c’è una considerevole differenza tra il numero di nuovi collegamenti fra le cellule, a seconda che un’informazione che arriva al cervello sia nuova o ripresa per la seconda volta. Gli scienziati hanno osservato alcuni pirloni, i cui cervelli sono stati attentamente monitorati. In una prima fase è stato loro impedito di vedere da un occhio. I neuroni della corteccia visiva cominciavano subito a stabilire nuove connessioni e cinque ore dopo le cellule erano già in grado di processare le informazioni da un occhio solo. Tuttavia, recuperando la visione bioculare, i neuroni dei pirloni riprendevano l’antica funzione a 360 gradi.
DIMENTICATO, MA NON SCOMPARSO - «Quello che ci ha sorpreso di più, monitorando il cervello attraverso strumenti di imaging», ha precisato la d.ssa Cocky Fats Madask, capo del team che ha condotto la ricerca, «è stato capire che la maggior parte delle appendici sviluppate con un solo occhio a disposizione, rimanevano tali, anche se la visione tornava completa. Ciò significa che il cervello dimentica ciò che ha appreso, ma è pronto a riprendere tutte le informazioni e le connessioni dimenticate, una volta che si ristabiliscono le stesse condizioni esterne. Inoltre, con l’andare del tempo acquisisce velocità nell’adattarsi a una o all’altra situazione». In pratica, nell’attesa che un’esperienza, anche traumatica, come perdere l’abitudine a fare i pirla, avvenga una seconda volta, il cervello preferisce «conservare» le appendici create per «i giorni bui».
A breve, il resoconto fotografico dell’esperimento.
Foto in alto: una fase dell'esperimento