lunedì 19 gennaio 2009

ESSERE PIRLA E’ COME ANDARE IN BICI:

NON SI SCORDA MAI

Il cervello dimentica ciò che ha appreso, ma è pronto a riprendere informazioni e connessioni dimenticate


COPRENO (MI) - Si comincia con l’aiuto di un amico, poi di due, infine in perfetta sintonia . Si dice che essere pirla è come andare in bici: una volta imparato, non si scorda mai. Questa sapienza popolare è stata confermata da uno studio di neurobiologia, condotto ieri dal Brotherhood of Insane Institute di Copreno, in Brianza (si, proprio la terra dell’Australopifrancus!). I ricercatori hanno dimostrato che l’esercizio mentale di pirlaggine e di goliardia sfrenata, o la percezione visiva demenziale, che a livello cerebrale sono possibili grazie alle sinapsi fra neuroni (il collegamento e lo scambio di informazioni fra cellule nervose), anche se vengono interrotti da elementi esterni, non devono essere appresi di nuovo.


IL CERVELLO NON RESETTA - Insomma, il cervello non dimentica. Anche se è un organo che si adatta alle circostanze, cambiando alcuni «connotati», lo fa fino a un certo punto. Questa capacità si chiama «plasticità visiva demenziale» ed è caratterizzata da cambiamenti nella struttura delle sinapsi, dei neuroni e della rete di comunicazione fra questi. La nuova ricerca dimostra, però, che c’è una considerevole differenza tra il numero di nuovi collegamenti fra le cellule, a seconda che un’informazione che arriva al cervello sia nuova o ripresa per la seconda volta. Gli scienziati hanno osservato alcuni pirloni, i cui cervelli sono stati attentamente monitorati. In una prima fase è stato loro impedito di vedere da un occhio. I neuroni della corteccia visiva cominciavano subito a stabilire nuove connessioni e cinque ore dopo le cellule erano già in grado di processare le informazioni da un occhio solo. Tuttavia, recuperando la visione bioculare, i neuroni dei pirloni riprendevano l’antica funzione a 360 gradi.


DIMENTICATO, MA NON SCOMPARSO - «Quello che ci ha sorpreso di più, monitorando il cervello attraverso strumenti di imaging», ha precisato la d.ssa Cocky Fats Madask, capo del team che ha condotto la ricerca, «è stato capire che la maggior parte delle appendici sviluppate con un solo occhio a disposizione, rimanevano tali, anche se la visione tornava completa. Ciò significa che il cervello dimentica ciò che ha appreso, ma è pronto a riprendere tutte le informazioni e le connessioni dimenticate, una volta che si ristabiliscono le stesse condizioni esterne. Inoltre, con l’andare del tempo acquisisce velocità nell’adattarsi a una o all’altra situazione». In pratica, nell’attesa che un’esperienza, anche traumatica, come perdere l’abitudine a fare i pirla, avvenga una seconda volta, il cervello preferisce «conservare» le appendici create per «i giorni bui».
A breve, il resoconto fotografico dell’esperimento.
Foto in alto: una fase dell'esperimento

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi auguro che quella pubblicata sia l'unica foto relativa all'esperimento. In effetti mi sembra sia decisamente esplicativa in relazione all'argomento trattato.
Altre foto di altri personaggi presenti all'avvenimento potrebbero rivelarsi quanto meno imbarazzanti. Confido quindi nel tuo buon cuore e ti invito ad astenerti dal rendere pubbliche ulteriori dimostrazioni della tua tesi.
Con affetto
Paola (colei che si illude di essere nella fase "giorni bui")

felix ha detto...

Vorrei tranquillizzarti per quando riguarda le foto in quanto:
1) ne ho fatte pochissime
2) di queste poche, ce n'è una tua che di imbarazzante non ha assolutamente niente
3) comunque sto aspettando che "technologic man" mi dica come pubblicarle insieme alle sue (ammesso che abbia intenzione di farlo).

Trovo leggermente ermetica la frase colei che si illude di essere nella fase "giorni bui"...
Con altrettanto affetto.
Flit